A partire dal VII secolo, gli Arabi conquistarono il dominio di buona parte dei territori affacciati sul Mediterraneo. Questo popolo ha quindi influenzato sotto molti aspetti tutte le culture locali, generando un’affascinante mescolanza di usi e costumi.
Gli Arabi, va da sé, hanno contribuito a livello profondo anche a plasmare le lingue di molti dei Paesi con cui sono entrati in contatto, tra cui l’Italia. Molte delle parole che utilizziamo comunemente sono infatti di diretta derivazione araba, soprattutto nei settori in cui la cultura di questo popolo eccelleva, come il commercio, la matematica, la medicina, l’astronomia e la navigazione.
Ma quali sono le parole arabe che, senza saperlo, usiamo tutti i giorni? Vediamone alcune.
ALGEBRA
Il termine algebra deriva dall’arabo al-ǧabr, che significa “il rimettere a posto”, “la riduzione di una frattura” o “la ricostruzione”. Storicamente, l’influenza della cultura arabo-islamica sulla matematica è stata fondamentale: gli storici ritengono, infatti, che a dare i natali all’algebra sia stato il matematico e astronomo, originario della Persia, Muḥammad Ibn Mūsā Al-Ḫwārizmī (anche traslitterato al-Khwarizmi o al-Khuwarizmi, nome da cui, tra l’altro, deriva la parola algoritmo…).
ZERO/CIFRA
I numeri che utilizziamo comunemente vengono definiti numeri arabi. Lo zero, che non esisteva in epoca romana, deriva dalla latinizzazione dell’arabo aṣ-ṣifr che significa “nulla”.
Una piccola curiosità: da diverse traduzioni latine di questa stessa radice etimologica è derivato anche il termine cifra.
AMMIRAGLIO
Oltre alla matematica, gli Arabi eccellevano anche in altri due settori: la navigazione e il commercio. Ed è in questi contesti che nasce la parola ammiraglio, oggi utilizzata come titolo per indicare il massimo grado della Marina Militare. Questo termine ha un’etimologia poetica ed evocativa: deriva dall’arabo amīr al-baḥr che letteralmente significa “comandante del mare” o “principe del mare”, pronto a salpare per nuove avventure!
DOGANA/DIVANO
Quando si pensa agli scambi commerciali con l’estero, le infinite attese alla dogana sono tra le prime immagini che saltano alla mente. Anche questa parola discende direttamente dall’arabo, nello specifico dal termine dīwān che significa “ufficio, registro”.
Da questa parola deriva anche divano: tradizionalmente, infatti, negli uffici amministrativi si lavorava seduti su panche coperte da cuscini. Più tardi, nel XVII secolo, il divano entrò a far parte anche dell’arredamento degli ambienti di rappresentanza delle case signorili.
ZAFFERANO
Lo zafferano è originario dell’Asia Minore ed è utilizzato ad oggi in tantissime ricette della cucina mediterranea. Il termine è una derivazione diretta della parola araba zacfarān che indicava la pianta del croco, utilizzata proprio per la produzione di questa spezia pregiatissima.
SCIROPPO
Il termine sciroppo deriva dall’arabo sharāb, che significa “bevanda”. L’associazione con lo “sciroppo per la tosse” e il mondo della medicina è quasi automatica, ma in realtà ancora oggi con questa parola si intende qualunque soluzione dolce di acqua, zucchero e frutta!
TACCUINO
Con l’avvento del digitale questo prezioso strumento sta lentamente entrando in disuso, ma ogni tanto capita di dover mettere ordine nelle idee, nero su bianco! Taccuino deriva dall’arabo taqwīm e significa “riorganizzazione, sistemazione”.
La latinizzazione del termine, “tacuinum”, nel Medioevo fu largamente utilizzata per indicare una raccolta di prescrizioni mediche e igieniche di derivazione araba (il tacuinum sanitatis).
LIMONE
Limone deriva dal termine arabo-persiano laymūn. Le prime piante di limone erano raffigurate già in dipinti di epoca romana, ma è solo con l’avvento degli Arabi che, dal X secolo, abbiamo traccia delle prime descrizioni letterarie di questo frutto, la cui pianta era utilizzata anche come ornamento.
ALCOL
Tra le parole arabe, alcol è sicuramente quella con l’etimologia più particolare: il termine deriva dall’arabo kuḥl, una particolare polvere che, mescolata con acqua, si utilizzava in Oriente per tingere di nero sopracciglia, ciglia e palpebre (vi dice nulla il “kajal” usato tutt’oggi come cosmetico?). Gli alchimisti europei estesero poi l’utilizzo di questa parola, indicando con “alcol” ogni tipo di sostanza impalpabile (del resto, l’alchimia e la chimica non sono altro che derivazioni dall’arabo al-kīmiyā’!).
Il vero “autore” del vocabolo alcol fu però Teofrasto Paracelso, che per primo associò il termine allo spirito di vino, la parte essenziale e più nobile della bevanda, chiamandolo alcohol vini; questa nuova denominazione passò a poco a poco anche a chimici e medici, che la estesero e finirono con l’omettere la parola “vini”.
ALMANACCO
Gli Arabi, è risaputo, erano anche sapienti astronomi. Il termine al-manāḫ, “il clima”, indicava uno specifico tipo di tavole astronomiche studiate in modo da poter ricavare, per qualsiasi giorno dell’anno, la posizione del sole e della luna nel firmamento.
Ad oggi, questa parola ha esteso di molto il proprio significato: spesso è utilizzata per indicare diversi tipi di annuari, che generalmente contengono dati statistici di vario tipo.
L’arabo è una lingua dalla grafia affascinante, oltre a essere diffusissima: è la quinta più parlata del mondo, ed è utilizzata come lingua principale da oltre 250 milioni di persone.
Impararne le basi è facile e soprattutto utile: bastano il corso giusto e un po’ di impegno!