I più diffusi stereotipi sui russi

I russi sono scontrosi, amano bere e vivono in un paese dove fa sempre freddo? Scopriamo quanto è vero!

Il recente lancio del nostro nuovo corso di Perfezionamento del russo ci ha permesso di fare un’incursione nella sconfinata cultura russa. Ci siamo chiesti quindi come appare la Russia agli occidentali e cosa si dice in giro di questo popolo.

Sarà stato l’esito dell’ultima Grande guerra o i grigi anni della successiva Guerra fredda, ma sui russi se ne sentono dire di cotte e di crude. Si dice ad esempio che siano spesso e volentieri ubriachi e siano scontrosi. In questo articolo sfateremo una serie di luoghi comuni prendendo spunto dai divertenti post della blogger russa Gina Vaynshteyn su Bustle e dalle esperienze di viaggio di Snarky Nomad.

1. In Russia fa tanto freddo

Certo, ma non dappertutto. Mosca e San Pietroburgo sono solo leggermente più fredde di Berlino e a Mosca, d’estate, il termometro può salire oltre i 30° C. In alcune zone della Russia europea e al sud si registra un clima continentale, mentre la zona di Soči ha addirittura un clima subtropicale. In molte zone, inoltre, d’inverno il clima è molto secco per cui si sopporta molto bene il freddo. Ma è in Jacuzia che si riscontra il grande freddo. Situata nella Siberia orientale, è una delle regioni più vaste dello sterminato territorio russo. La sua capitale, Jakutsk, immersa nella tundra e nella taiga, conta circa 250.000 abitanti, ha una bellissima cattedrale ortodossa e l’immancabile statua di Lenin al centro della piazza principale. Sembrerebbe una città come tante, ma Jakutsk vanta il titolo di città più fredda del mondo: le temperature invernali si aggirano intorno ai -40° C e i bambini vanno tranquillamente a scuola finché non si raggiungono i -55° C. Gli abitanti quindi sono abituati al gelo: con una buona pelliccia di renna e i doppi guanti riescono anche a stare all’aperto. Ma vien da chiedersi lo stesso come facciano a viverci!

Il record per la temperatura più fredda in un luogo abitato in modo permanente è condiviso da due villaggi russi, entrambi in Jacuzia: Ojmjakon e Verkhojansk, dove le temperature sono scese fino a -67.7 ° C.

2. I russi non sorridono mai

Pensiamo alle loro espressioni nei video o in fotografia: a guardare i loro visi seri e austeri verrebbe da dire che in generale i russi non siano un popolo che sorride molto. È vero, ma non perché non siano felici o non si divertano, anzi, spesso sono persone molto allegre: per cultura un russo non sorride a uno sconosciuto solo per il gusto di essere “educato”, ma lo considera piuttosto un gesto fuori luogo, non giustificato dalle circostanze. Sorridere mentre si scatta una foto poi, è fuori discussione: è considerato, come dire, una cosa un po’ da “sfigati”!

La stessa impressione si può avere se si giudica dal tenore degli incontri che avvengono in situazioni formali. Nell’interazione con controllori, poliziotti, agenti in aeroporto, ecc. sembrerebbe proprio che i russi non siano le creature più gentili e amichevoli sulla faccia della terra. Tutto cambia, però, quando si instaura un rapporto personale o di certa intimità: quando un russo ti invita a cena, non è soddisfatto finché non ti alzi da tavola con la pancia che scoppia, un po’ come da noi in Italia, ma a quel punto lui è pronto per il colpo di grazia, l’ultimo bicchierino di vodka, da trangugiare ovviamente in un sol colpo!

Come dire, nelle situazioni formali mantengono un forte contegno, mentre nella vita privata sono sempre pronti a darti tutto, estremamente cordiali e disponibili.

Un russo, in sostanza, non sorride per mostrarsi amichevole a tutti i costi, sorride piuttosto senza finzioni, ovvero quando c’è qualcosa di cui ridere effettivamente. Se si comprende che, seppur in debito di sorrisi, sono persone generose, premurose e accoglienti, si riesce ad apprezzare il loro disciplinato contegno.

3. Ai russi piace alzare il gomito, soprattutto per bere vodka

In generale si può affermare che è vero, i russi amano bere molto. Le ultime statistiche dell’OMS ci dicono, infatti, che ogni anno bevono una media pro capite di 15 litri di alcol puro, un dato molto alto sia a livello europeo sia mondiale (la stessa statistica dice che in Italia il consumo si ferma a meno di 7 litri pro capite).

Gradiscono ovviamente la vodka e per molti anni l’hanno bevuta in grandi quantità perché costava meno dell’acqua! Ma non si vive di sola vodka: i russi amano anche altri alcolici, come la tequila, il cognac, la birra e di recente anche il vino. Lo stereotipo si è rafforzato anche per il fatto che la birra fino a poco tempo fa non era considerata una bevanda alcolica, ma una bibita rinfrescante.

Nel 2011 l’ex Presidente Medvedev dichiarò l’alcolismo un “problema nazionale” a causa dell’altissima percentuale di decessi legati al consumo di alcol e da allora sono state varate delle misure correttive, con diversi segnali di miglioramento.

4. Le donne russe sono bellissime

Se proverete a camminare per strada in qualsiasi città russa, vedrete che è assolutamente vero. Le giovani donne russe sono molto attraenti: tengono molto al loro aspetto e non uscirebbero mai di casa senza un’acconciatura ben sistemata e un make-up curato; indossano abiti, scarpe e accessori sempre perfettamente intonati e, anche in inverno, non mancano di sfoggiare minigonne, tacchi vertiginosi e ovviamente cappotti di pelliccia.

Su questo argomento circola una curiosa spiegazione, che ha un po’ l’aria della leggenda metropolitana. Durante la Seconda guerra mondiale in Russia sono morti 20 milioni di persone e le perdite sono state molto pesanti anche in tutta l’Europa dell’Est. A perdere la vita furono anche moltissime donne, ma la maggior parte dei caduti erano uomini. Quando è finita la guerra i superstiti quali donne hanno scelto di sposare? Le più belle, naturalmente, le quali non potevano che dare vita a una nuova generazione di bellezze. Non sappiamo quanto sia vero, ma potrebbe essere plausibile…

5. Hanno nostalgia dell’URSS e sono tutti comunisti

L’epoca sovietica è stata un periodo cruciale per tutti i russi: un’epoca di enormi progressi scientifici, tecnologici ed economici. Nata dalle ceneri dell’impero zarista in seguito a una sanguinosa guerra civile, l’URSS, in una vastissima regione che ha arrancato per secoli rispetto all’Europa e alle altre potenze occidentali, ha significato per molti russi giorni di gloria.

Così, quando nel 1991 l’Unione Sovietica è crollata e il PIL russo si è dimezzato, qualcuno ha iniziato quasi a rimpiangere il passato. Il Paese, colpito dalla depressione, politicamente e istituzionalmente fragile, ha perso la metà del suo territorio e una considerevole fetta di esercito e armamenti. Milioni di russi si sono ritrovati cittadini di stati di confine che avevano ottenuto l’indipendenza, con il potere economico passato in mano a oligarchi che avevano assunto il comando delle industrie più redditizie. Questa non può che essere una breve sintesi di tutto ciò che è andato storto, ma utile a comprendere come fosse facile, in quella situazione, guardare alla storia sovietica con un po’ di nostalgia.

In questa storia, come in tutte quelle che si rispettino, non esiste solo il bianco o solo il nero e le opinioni al riguardo possono anche essere diametralmente opposte. Per un non russo l’Unione Sovietica non doveva essere certamente un buon posto dove vivere, ma si può comunque arrivare a capire perché per tanti russi (sforzandosi di non pensare agli orrori dello stalinismo e dei campi di lavoro forzato) possa essere ancora un bel ricordo. Certo è che per sentirsene orgogliosi bisogna davvero ignorare non poche atrocità.

6. Sono un po’ corrotti

Triste, ma vero… Se si visita la Russia è meglio avere sempre tutti i documenti in regola. Se durante un qualsiasi controllo di polizia non fosse tutto a posto, il funzionario (aduso a essere corrotto) potrebbe chiedervi di comprare il lasciapassare o almeno di offrirgli un’adeguata mancia. Spesso nel vasto territorio russo la corruzione è ancora l’unica via per risolvere certi problemi.

7. Amano i loro autori

Decisamente. I russi sono molto orgogliosi dei loro autori classici, scrittori, poeti, compositori, e ne hanno tutte le ragioni. Tolstoj e Dostoevskij sono riconosciuti tra i migliori romanzieri di tutti i tempi e ce ne sono molti altri, solo un po’ meno noti. In patria sono celebrati con imponenti monumenti funebri in famosi cimiteri e tutte le case dove hanno vissuto riportano sempre delle targhe commemorative, quando non ospitano dei veri e propri musei a tema.
I russi hanno tutte le ragioni di citare i loro autori, delle cui opere conoscono a memoria interi brani, con lo stesso orgoglio con cui gli inglesi citano Shakespeare.

8. Amano gli orsi

L’orso rappresenta bene la Russia – si pensi anche alla fortuna serie di cartoni animati “Masha e Orso”. Del resto queste forti e temibili creature hanno trovato nelle immense foreste russe un habitat perfetto. Negli anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica sono stati vittime di una caccia selvaggia, ma per fortuna attualmente la popolazione degli orsi è dichiarata stabile e se ne contano circa 150.000 esemplari. L’orso in Russia è così popolare che stava per essere scelto come simbolo per lo stemma di Stato, ma poi si optò per l’emblema zarista con l’aquila a due teste.

Gli occidentali prendono in giro i russi dicendo che sono molto simili agli orsi, in sostanza delle bestie lente e goffe, ma chi avvalora questo paragone a quanto pare non ha mai avuto a che fare per davvero con un orso.

Nonostante siano tanto numerosi, è difficile incontrare un orso per strada e ancor più difficile diventare un loro pasto… a meno che non vi venga in mente di uscire per un trekking nei boschi siberiani a primavera, quando si risvegliano dal letargo. In un passato recente c’è chi riferisce di aver incontrato in piazze di importanti città russe cuccioli d’orso, portati però al guinzaglio per attirare folle di turisti incuriositi, pronti a scattare foto ricordo.

9. Amano quelle deliziose bamboline di legno a incastro

Le popolari matrioske sono davvero molto, molto amate dai russi. A quanto pare la loro origine risale alla fine del XIX secolo. Secondo alcuni la matrioska sarebbe nata in Giappone quale derivazione delle bambole di legno Kokeshi, secondo altri a concepirla fu un monaco russo e qualcuno addirittura la fa derivare dalle scatole cinesi, serie di scatole di grandezza crescente inserite l’una nell’altra in sequenza. La matrioska ha un forte significato simbolico: si apre con un pezzo chiamato “madre” e si chiude con un pezzo chiamato “seme”. È quindi un simbolo di fertilità, di famiglia (in russo la parola “famiglia” e “seme” condividono la stessa etimologia), di generosità, come d’altronde qualunque figura materna.

Ai tempi dell’URSS erano molto in voga le matrioske che rappresentavano i volti dei leader sovietici succedutisi nelle varie epoche. La cosa curiosa è che, con il passare del tempo e l’arrivo di nuovi leader, i più recenti diventavano la bambola più grande della serie, mentre Stalin diventava sempre più piccolo e impercettibile…

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Giulia Zangerle

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