It’s a kilt, not a skirt!

Pensate a cinque cose tipiche della Scozia. Cosa vi viene in mente? Paesaggi mozzafiato? Cornamuse? Whisky? Una delle prime cose a cui penserete è certamente il kilt…

Pensate a cinque cose tipiche della Scozia. Cosa vi viene in mente? Paesaggi mozzafiato? Cornamuse? Whisky? Una delle prime cose a cui penserete è certamente il kilt, un capo di abbigliamento storico che ha resistito alla prova del tempo.

Se lasciate andare l’immaginazione, vi appariranno solitari highlanders nelle brughiere, tra l’erica e i cespugli di ginestra. Il kilt ha origine proprio nelle Highlands. Originariamente si trattava di una pezza di tessuto di 5 metri, non fatta su misura, nota come féileadh mor (in gaelico si pronuncia philamore, significa “grande kilt”. Ma prima di studiare il gaelico parla perfettamente l’inglese con Assimil!). Era indossato attorno alla vita, come il kilt odierno, ma il tessuto rimanente veniva fatto passare sopra la spalla e fissato con una spilla.

Il Fèiladh Mòr poteva essere ripiegato, avvolto, drappeggiato per rispondere a tutte le esigenze e per garantire agilità e comodità a chi lo indossava, durante tutte le attività che si trovava ad affrontare, dalla caccia, alla battaglia. Proprio per la sua grandezza inoltre, esso veniva usato di notte per ripararsi dal freddo: la parola gaelica plaid significa proprio “coperta”.


Il tartan

Il tipico disegno a quadri che caratterizza la stoffa usata per il kilt è detto tartan, originariamente realizzato in lana, ma oggi si utilizzano anche altri materiali. Anticamente i colori erano ottenuti da tinture vegetali ricavate facendo macerare varie radici di piante locali, muschio e fiori. Oggi si usano, ovviamente, tinture chimiche per ottenere le varie sfumature. Ogni disegno è definito sett, e viene ripetuto con uno schema ben definito su tutta la stoffa. Originariamente ogni clan possedeva un proprio colore di tartan, a scopo identificativo.
It’s a kilt, not a skirt!” Attenzione a non chiamarlo gonnellino e non indossatelo per mascherarvi (magari se invitati ad una festa a tema) perché potreste trovare qualche scottish che non troverà la cosa affatto divertente!

Il kilt per come lo conosciamo noi nasce solo nel XVIII secolo. Si dice che sia stata un’invenzione dell’inglese Thomas Rawlinson che, osservando un gruppo di suoi operai al lavoro, decise di semplificarne l’abbigliamento, rendendolo più comodo e confortevole: il grande kilt perse quindi il suo drappeggio superiore, mantenendo solo la parte inferiore e la cintura e modificando il nome in Fèileadh Beag, ovvero piccolo kilt. Il precedente tessuto grezzo diventò così un vero e proprio capo di vestiario essendo ora cucito per facilitarne l’indossabilità e i movimenti di chi lo portava. La parte superiore del kilt (plaid o sash) venne usata come capo aggiuntivo, come decorazione per eventi importanti e cerimonie ufficiali.

Con la sconfitta giacobita di Culloden nel 1746 e l’introduzione del Dress Act, il kilt e i tartan vennero banditi come fuorilegge, assieme ad altri elementi tipicamente scozzesi come la cornamusa e la lingua gaelica. Quando il Dress Act venne abolito, nel 1782, il tessitore William Wilson raccolse e catalogò gran parte del patrimonio dei tartan così da poterne garantire la sopravvivenza fino ad oggi. Un altro elemento che ha garantito la sopravvivenza del kilt è stata la sua adozione come indumento militare da parte dei reggimenti scozzesi delle Highlands al servizio dell’esercito inglese.

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Oggi il kilt rimane il simbolo tradizionale della Scozia
, ed è indossato in occasioni speciali come matrimoni, ceilidh (tipici raduni musicali scozzesi), highland games, oppure come indumento ufficiale di parate ed eventi nazionali. Ci sono più di 7000 varietà di tartan registrate presso lo Scottish Tartans World Register (STWR), lo Scottish Tartan Autority (STA), il Clan Tartan Centre di Edimburgo e lo Scottish Register of Tartans che è l’ente ufficiale scozzese per la registrazione dei tartan.

Ne esistono di tre tipi: il modern kilt dai colori scuri per l’impiego di tinture chimiche, l’ancient kilt con colori delicati e chiari simili a quelli delle tinture tradizionali e il muted che è una via di mezzo tra i due stili precedenti. Accanto ai tartan appartenenti ai clan, esistono molte altre categorie di tartan registrati per famiglie, distretti, istituzioni e anche per commemorare particolari eventi. Esiste il tartan della Famiglia Reale britannica, quello delle forze armate, ma anche compagnie commerciali, speciali gruppi, movimenti religiosi, città, club di football, inclusi alcuni non britannici, società di danza, gruppi celtici non britannici, regioni del mondo con una grande presenza di scozzesi.


L’abito tradizionale

L’abito tradizionale delle Highlands è composto da una serie di indumenti e accessori che arricchiscono e completano il kilt. Sopra dei calzettoni di lana alti al polpaccio, decorati con i flashes, dei nastri infilati nel risvolto superiore, si calzano le ghillie brogues, delle scarpe con dei lunghi lacci che si intrecciato e annodano sopra la caviglia. Nella calza destra viene infilato lo Sgian Dubh, in gaelico “coltello nero”, un piccolo coltellino cerimoniale usato dagli scozzesi sin dal XVII secolo. Nelle epoche passate, cortesia ed etichetta richiedevano che entrando nella casa di un amico, ogni arma nascosta venisse svelata. Gli Sgian Dubh venivano rimossi dal loro fodero e messi in mostra nella parte superiore delle calze, tenuti fermi dal reggicalze. Dubh in gaelico significa “nero”, ma non è ben chiaro se questo si riferisca al tipico colore dell’impugnatura oppure se stia a significare segreto, nascosto.
Abbiamo poi lo sporran, una piccola borsa di pelle che funge da tasca, decorata con pelliccia e che si colloca anteriormente sopra il kilt. I primi sporran erano cerchi di pelle con buchi attorno alla circonferenza attraverso i quali era infilato un laccio di cuoio che veniva stretto per stringere contemporaneamente il collo del sacchetto e venivano usati per contenere di tutto, dalle munizioni ai generi alimentari. Nel 2007, il Governo Scozzese ha dichiarato che non è consentito l’utilizzo di alcuni animali nella produzione degli sporran, stilando un elenco di oltre 100 specie protette. La parte sopra la cintura è molto elegante ed è costituita da camicia, cravatta e giacca.


Il mistero del “sotto”…

Chi non ha mai sentito dire “sotto il kilt nulla?”. Beh, quest’affermazione è vera perché tradizionalmente sotto il kilt non andrebbe indossato niente. Non sono ancora ben chiare le ragioni di tale tradizione, ma la motivazione più gettonata è di natura… igienica: l’esposizione all’aria e all’ossigeno aiuta a difendersi dai batteri e dai miceti, che generalmente proliferano in ambienti umidi e poco aerati. Una curiosità: lo sporran serve proprio come una specie di peso, per evitare che il kilt, magari per un’improvvisa folata di vento, si alzi rivelando ciò che nasconde.

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RECENSIONI

Giulia Zangerle

Ritengo che sia il miglior corso di lingue per autodidatti sul mercato. Il mio livello C1, raggiunto con l’inglese e il francese, senza dubbio alcuno deve molto ai corsi base e di perfezionamento! Grazie mille, per il servizio e la sempre cortese professionalità offerta

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